Pubblicato su politicadomani Num 89 - Marzo 2009

Strategie per confondere, depistare, rimestare, avvilire
Cava del poligono: duello senza esclusione di colpi

Alle ultime dichiarazioni del Generale Giannini, volte ad edulcorare una realtà scomoda soprattutto a coloro che continuano a negare il pericolo di disastro ecologico, risponde punto per punto il geologo Franco Ortolani 

Non era piovuto da ormai qualche giorno ma nell’alveo-strada della Cupa del Cane, acqua quasi sicuramente inquinata giungeva fino all’abitato di Marano. Anche il sindaco di Marano aveva riscontrato dispersioni idriche non attribuibili a piogge. L’acqua era stata prelevata mediante pompaggio dalla Cava del Poligono, dove, prima della visita del 6 febbraio, stagnava arricchita da una densa schiuma biancastra sul fondo della cava.
A Monica Frassoni, europarlamentare, che aveva chiesto ragione a Bertolaso di quell’acqua, il 12 febbraio 2009 dal sottosegretariato, a firma del Generale Giannini, giunge questa risposta:

  1. Non è iniziata alcuna attività di pompaggio di acqua “schiumosa” dal fondo della cava;
  2. le acque defluenti lungo Cupa del cane attengono esclusivamente  alle acque meteoriche rilasciate dal bacino imbrifero sottoposto a saturazione in seguito alle persistenti precipitazioni;
  3. non si tratta di acque contaminate  dal momento che non riguardano dilavamenti di suoli contaminati presenti nei riporti di fondo del “poligono”;
  4. si esclude altresì la presenza di amianto in quanto, dalle caratterizzazioni ufficialmente effettuate, non esiste, nei materiali rinvenuti, presenza di fibre libere.
  5. Rammento, inoltre, che la strada Cupa del Cane costituisce il naturale scolo del bacino omonimo storicamente dilavato dalle acque meteoriche anche precedentemente all’avvio del cantiere della nuova discarica, ovvero in presenza di cumuli di rifiuti abusivamente abbandonati sul terreno.
  6. É pertanto da escludere la pericolosità di deflussi che stanno subendo una regimentazione quantitativa e qualitativa rispettosa degli ambienti territoriali e operativi dell’intera area.
  7. Si fornisce pertanto assicurazione che non solo l’attività di cantiere non ha alterato la realtà dei luoghi ma la sta progressivamente migliorando.

Veline. Bugie. Parole messe in fila per confondere, depistare, rimestare, avvilire, alle quali il geologo Ortolani, richiamandosi anche alla documentazione fotografica disponibile a tutti risponde così:
“In relazione ai punti 1, 2, 3 e 4 si fa presente che i terreni che caratterizzano il bacino imbrifero della Cupa del Cane sono permeabili e assorbono quasi tutta l’acqua di pioggia; solo nelle zone impermeabilizzate  e manomesse dall’uomo si ha deflusso idrico. Pertanto solo durante gli eventi piovosi si può avere un deflusso superficiale. Già poche ore dopo la fine delle piogge cessa lo scorrimento di acqua lungo la Cupa del Cane. Il deflusso idrico rilevato e fotografato a cui fanno riferimento l’Onorevole Frassoni e il Sindaco Perrotta è avvenuto a distanza di giorni dagli eventi piovosi.
Durante il sopralluogo è stato fotografato un grosso tubo immerso nello stagno della cava mediante il quale, presumibilmente perché durante la visita era stato disattivato, è stato effettuato il pompaggio prelevando l’acqua ricoperta da schiuma che in due eventi principali aveva invaso la cava nei giorni 9 e 13-14 gennaio denotando un inquinamento chimico.
L’acqua, inoltre, proveniva anche dal dilavamento sopra i rifiuti contenenti amianto e da oltre 2 mesi ristagna sui terreni del piazzale di cava che erano inquinati dall’attività del poligono”.
La natura di sito di interesse strategico attribuita alla cava e la conseguente mancanza di controllo democratico, non depongono affatto a favore delle dichiarazioni del generale, fa notare il geologo.
Il punto 5 - continua il geologo - sancisce, in pratica, la perdita del diritto di protestare da parte dei cittadini di Marano, perché ormai “da tempo le acque della Cupa del Cane possono avere dilavato i rifiuti inquinanti abbandonati nel bacino imbrifero”.
Rasenta poi il ridicolo quanto si legge nei punti 6 e 7, perchè sono state riscontrate durante il sopralluogo del 6 febbraio varie gravi inosservanze alle più elementari norme di sicurezza ambientale e alle vigenti leggi non derogabili. Per cui la discarica è in gran parte da rifare, e specialmente la vasca che deve contenere i rifiuti non differenziati e selezionati raccolti nelle aree urbane, che sono più vicini ai rifiuti speciali che ai rifiuti solidi urbani.
Un cantiere allo sbando per le ragioni che diffusamente sono state descritte in altra parte di questo giornale.
Ancora una volta, quindi, la verità del sottosegretariato, diffusa con veline, non corrisponde alla verità ambientale. Una verità facile da verificare e inoppugnabile, che evidenzia che la discarica deve essere rifatta.

Franco Giannini, 57 anni, generale. In qualità di comandante della Regione militare Sud è stato responsabile della logistica delle missioni militari all’estero. È ora il braccio destro del Sottosegretario Bertolaso. Decisionista, i suoi interventi nelle varie situazioni a rischio ambientale in Campania sono state aspramente criticate.
(nella foto: il Generale Giannini a Quarto, ottobre 2008)

 

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